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Lucio Cortella

Secolarizzazione del Dio metafisico. Hegel e l'incarnazione

(Sintesi seminario 17.12.1998)




La figura teologica dell'incarnazione riveste un ruolo centrale nella filosofia hegeliana. Con essa Hegel pensa il finitizzarsi di Dio, il suo radicale farsi mondo, il suo perdersi nella contingenza. La risurrezione non rimette in discussione questo punto di arrivo. Hegel la concepisce infatti come l'acquisizione, da parte di Dio, della dimensione, a lui più propria, dello "spirito". Ma il farsi spirito da parte di Dio non significa altro che il suo farsi soggetto, il suo farsi coscienza religiosa. La vera conclusione della risurrezione e ascensione al cielo è per Hegel la formazione della comunità religiosa, della Chiesa. L'acquisizione della "spiritualità" passa di nuovo attraverso la finitezza, di cui la comunità religiosa è appunto l'autocoscienza. Il passaggio dalla "religione" alla "filosofia" non cambia la sostanza del risultato. Qui Dio può finalmente pensarsi come un "puro sapere", ma in tal modo la sua essenza si risolve in quella pura riflessività del sapere che è appunto la filosofia. Hegel riabilita la teologia metafisica solo per risolverla nelle coordinate della soggettività moderna e del suo carattere eminente, ovvero la trasparenza e l'autoriflessività. La "teologia" hegeliana è dunque una teologia secolarizzata della modernità, nel senso, radicale, che l'oggetto teologico da lui considerato non è il Dio della tradizione ontologico-metafisica ma il moderno e le sue coordinate essenziali.

(Testo completo in "Filosofia e Teologia", XIII (1999), 1, pp. 100-111)

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