TEORIA CRITICA
  • Home
    • Contatti e organigramma
    • Statuto della SITC
    • Modalità di iscrizione
    • Breve storia della Scuola di Francoforte
    • In memoriam >
      • Albrecht Wellmer (1933-2018)
      • GIACINTO MILITELLO (1936-2018)
      • Karl-Otto Apel (1922-2017)
      • Alessandro Bellan (1966-2014)
      • MASSIMO ROSATI (1969-2013)
      • TITO PERLINI (1931-2013)
      • PADRE GIAN LUIGI BRENA (1940-2019)
    • Link
  • Seminario di Teoria Critica
    • Archivio dei Seminari annuali di Teoria Critica (1990-2019)
    • Foto dei Seminari di Teoria Critica
    • 25° Anniversario - 2014
    • Audio Seminario di Teoria Critica 2017​
  • STC Venezia
    • STCP Venezia 2016-2019
    • STC Venezia 1998-2014
    • Materiali STC Venezia 1998-2014
    • Conferenza Hegel 2013
  • Altre attività
    • Laboratorio di Filosofia dell'età globale
    • Seminari e Summer School
    • Seminario di Urbino
  • Pubblicazioni
    • Riviste
    • Collane
    • Pubblicazioni dei soci
    • SEGNALAZIONI
    • Interventi
  • La Scuola di Francoforte
  • Seminario di Teoria Critica
  • Altre attività
  • Seminario Annuale di Teoria Critica
  • Seminario di Teoria Critica
  • 25° Anniversario del Seminario di Teoria Critica
  • 25° Anniversario - 2014
  • Karl-Otto Apel (1922-2017)
  • Audio Seminario di Teoria Critica 2017​
  • Alessandro Bellan (1966-2014)
  • Link
  • Padre

Matteo Bianchin

Intersoggettività, mondo e linguaggio. Un commento a J. McDowell

(Sintesi del seminario del 18.05.2000)



Oggetto della sessione seminariale è stata l'analisi del concetto di ragione e di "spazio delle ragioni" in McDowell. Egli infatti intende mettere in discussione il cosiddetto "mito del dato", l'idea che noi possiamo disporre di sensazioni indipendentemente dalla loro elaborazione concettuale. Per McDowell, come già per Kant, "le intuizioni senza concetti sono cieche". Ciò significa che è lo spazio delle ragioni a determinare le nostre sensazioni. Contro Kant, però, questo spazio non va inteso come una regione dello spirito collocata su di un piano diverso dalla natura. Le norme della ragione sono piuttosto una "seconda natura", qualcosa che abbiamo appreso con l'educazione e l'abitudine, analogamente alle virtù aristoteliche. Lo spazio delle ragioni non va dunque inteso né in modo naturalistico né in modo spiritualistico (quello che McDowell chiama "platonismo sfrenato"), ma piuttosto come qualcosa che si radica in una tradizione. La ragione non va contrapposta alla tradizione, ma vive grazie ad essa ed è al tempo stesso ciò che la rinnova costantemente. C'è sempre infatti una ragione che si mostra superiore ad un'altra. Una tradizione implica dunque sia il fallibilismo delle proprie ragioni sia la loro contingenza. In questa concezione della razionalità diventa possibile non solo delineare un processo di costituzione della realtà senza presupporre una soggettività trascendentale ma anche ricuperare il concetto di critica, senza dover ricorrere ad un criterio ultimo e indiscutibile di essa. La critica infatti non è altro che l'esercizio della riflessività reso possibile dalla tradizione razionale in cui noi ci muoviamo. L'opera di McDowell può dunque entrare in dialogo fecondo con un concetto di teoria critica senza fondazione.

Testo di riferimento: J. McDowell, Mind and World, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1994; tr. it. Mente e mondo, Einaudi, Torino 1999. 

Contatti:  
teoriacritica@yahoo.com